venerdì 13 maggio 2011

L’acqua non è una merce da affidare ad una Borsa mondiale!

COMUNICATO STAMPA

Il Contratto Mondiale sull’Acqua replica alle dichiarazioni del presidente di
Nestlè

L’acqua non è una merce da affidare ad
una Borsa mondiale!

Milano, 12 maggio 2011 - “L’acqua non è una merce e pertanto è assurdo creare una Borsa
mondiale dell’acqua!”. Così il Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua replica
alla proposta lanciata martedì 10 maggio a Ginevra dal presidente della multinazionale Nestlè,
Peter Brabeck, di costituire una “Borsa mondiale dell’acqua”, allo stesso livello delle Borse
esistenti che regolamentano le merci.

“La proposta di consolidare un approccio già dominate che punta a classificare l’acqua come una
merce a valenza economica, costituisce una provocazione che lascia chiaramente trasparire gli
interessi dei principali gruppi economici e finanziari mondiali e come intendono gestire e governare
il bene comune acqua nel corso dei prossimi anni. Siamo in presenza di una proposta folle e
dannosa, che va rigettata con forza attraverso azioni di contrasto da parte dei cittadini di
ogni parte del mondo”, dichiara Rosario Lembo, presidente del Comitato italiano per il Contratto
Mondiale sull’Acqua che da oltre dieci anni è impegnato in Italia ed in Europa a promuovere una
cultura dell’acqua come diritto umano e bene comune. ( www.contrattoacqua.it )
La proposta della “Borsa mondiale dell’acqua” è stata avanzata da Nestlè allo Stato di Alberta, in
Canada, come soluzione per ridurre la concorrenza e competizione scoppiata rispetto ai prelievi fra
agricoltori e compagnie petrolifere.
“E’ assurdo pensare che l’accesso all’acqua potabile, che l’ONU ha di recente riconosciuto come
un diritto umano, possa essere regolato attraverso una Borsa mondiale, analogamente a quanto è
purtroppo avvenuto per il petrolio, i semi, il grano”, sottolinea Lembo. “Non è attraverso lo
strumento del prezzo che si può pensare di contrastare la competitività crescente tra gli usi
produttivi delle risorse idriche e quindi fra agricoltura ed idroelettrico o di ridurre gli sprechi,
affidando all’aumento del prezzo la riduzione dei consumi per superare i trend crescenti di
depauperamento e scarsità delle risorse idriche”.

“Anche in chiave italiana questa proposta costituisce un campanello di allarme che deve
fortemente stimolare gli italiani a recarsi il 12 e 13 Giugno a votare i Referendum sull’acqua”,
sottolinea Roberto Fumagalli, vicepresidente Cicma e referente per la Lombardia del Comitato
referendario 2 Si per l’acqua bene comune. “Se in Italia vogliamo sottrarre l’acqua al mercato ed
alla speculazione finanziaria, è opportuno che ogni italiano si rechi alle urne per votare i due
quesiti referendari sull’acqua, chiedendo l’abrogazione delle leggi votate dal Parlamento italiano
che definiscono l’acqua una merce da affidare ai privati e che garantiscono un profitto ai gestori dei
servizi idrici”.

L’acqua non è una merce e non appartiene ai mercati e alle Borse, ma ai cittadini che devono farsi
carico, in maniera responsabile e solidale, rispetto agli usi ed alle modalità con cui garantirne
l’accesso alle future generazioni.

info stampa:
R. Lembo cell. 327.4293815 – segreteria@contrattoacqua.it

Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’acqua – Onlus - C.F 97276140155
Sede legale Via Rembrandt 9 – 20147 Milano Tel. +39. 02.89072057- Tel/Fax +39.02.89056946
e-mail : segreteria@contrattoacqua.it - sito www.contrattoacqua.it

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