sabato 23 aprile 2011

Rischia anche il referendum sull'acqua Privatizzazione da 64 miliardi di euro



Dopo quello sul nucleare, strada in salita anche per il referendum sull'acqua. Il ministro dello Sviluppo Paolo Romani, infatti, ha espresso perplessità sulla consultazione popolare che dovrebbe avvenire il 12-13 giugno: "Anche su questo tema, come per il nucleare, il referendum divide in due. Ma è un tema di grande rilevanza e sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo".
 
Parole che hanno fatto insorgere il comitato 2 Sì per l'Acqua bene comuneI promotori del referendum temono infatti che le parole del ministro possano far andare in fumo la consultazione. "I referendum sull'acqua - spiegano i promotori - hanno ottenuto le firme di un milione e quattrocentomila cittadini. Una straordinaria mobilitazione che - si legge in una nota - chiede l'uscita dell'acqua dal mercato e dei profitti dall'acqua" e "che vuole la tutela condivisa di un bene comune essenziale e di un diritto universale". "Mentre tentano lo scippo del referendum sul nucleare - è l'allarme - il governo e i poteri forti di questo Paese vogliono provare a fare lo stesso con i due referendum sull'acqua. A governo, Federutility e Confindustria - concludono i promotori della consultazione - diciamo chiaramente "Non ci provate, giù le mani dai referendum!"".

Sulla stessa linea i Verdi. Per il leader dei Verdi Angelo Bonelli "è in atto un gravissimo esproprio di democrazia e dei diritti che la Costituzione assegna ai cittadini attraverso lo strumento del referendum. Il governo sta rubando agli italiani il diritto di esprimersi direttamente su due questioni - acqua pubblica e nucleare - vitali per il futuro del Paese". "Mai nella storia della Repubblica è accaduto che si approvassero strumentalmente e in modo truffaldino provvedimenti che hanno come unico scopo quello di far saltare i referendum - ha proseguito il leader ecologista -. Acqua e nucleare hanno un valore di oltre 100 miliardi di euro che le grandi multinazionali dell'energia e dell'acqua intendono spartirsi prelevandoli dalle tasche dei cittadini".
 
Sull'acqua c'è una partita miliardaria che con la promessa di servizi più efficienti apre la strada a grandi business. La corsa alla spartizione della torta dell'oro blu è già partita, l'unico ostacolo è il referendum. Il voto del 12-13 giugno è il "fermo" nel meccanismo che dopo la riforma del 2008 viaggia in discesa verso la privatizzazione dei servizi idrici. Si vota per abrogare la legge che affida alle imprese private la gestione delle risorse idriche, entro la fine dell'anno. Vuol dire il mercato delle bollette, già aumentato del 65% negli ultimi otto anni, e la gestione degli investimenti per ristrutturare la rete degli acquedotti stimata in 64 miliardi (in 30 anni) che saranno in parte finanziati dallo Stato (solo per il 14%, stima il Censis) e in parte ancora dalle bollette, destinate quindi a crescere ancora con un aumento nei prossimi dieci anni che le stesse aziende del settore idrico, attraverso il centro studi Utilitatis, stimano in un +18%. Un mercato già ricco, visto che ogni italiano spende in media 301 euro all'anno per l'acqua (erano 182 nel 2002), e che lo sarà sempre di più.

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